Molte problematiche legate alla sfera alimentare non riguardano, in realtà, il modo di alimentarsi in sé, ma il bisogno personale di utilizzare il cibo come conforto.

Le tecniche di auto-conforto

Tutti, più o meno consapevolmente, utilizzano tecniche di auto-conforto (self-soothing) per calmarsi e rilassarsi. Spesso, le diete falliscono perché non hanno valenza educativa sulle motivazioni che spingono a mangiare male o per ragioni diverse dalla fame. In questi casi, il punto non è pesare i cibi o contare le calorie: la persona ha bisogno di capire che soffre di fame nervosa o fame emotiva e che il percorso adatto da seguire prevede la psicoterapia incentrata sulla consapevolezza del comportamento alimentare. Molti, fin dall’infanzia, ricorrono a metodi di auto-conforto più simili a “distrazioni” che al reale fronteggiamento del problema: il cibo come conforto, intere giornate davanti alla TV, lo shopping compulsivo, l’abuso di alcol, ore e ore passate su internet non risolvono il problema alla base, ma tentano di alleviare lo stress rischiando di diventare, a lungo termine, comportamenti nocivi che possono causare problemi di salute e peggiorare la situazione iniziale.

Soluzioni costruttive per alleviare lo stress

Il ricorso al cibo come conforto, che in alcuni momenti sembra aiutare a gestire una situazione di stress, può evolversi in un reale disturbo del comportamento alimentare e diventare, così, esso stesso una fonte di stress, anziché di consolazione. Dunque, altro non è che una di quelle false soluzioni atte solamente a tamponare il problema sul momento e che, a lungo andare, possono trasformarsi in vere e proprie dipendenze. Le persone cercano sollievo dai propri stati emotivi negativi ogni giorno: attività come l’esercizio fisico, un bagno caldo, una passeggiata all’aperto o una telefonata a un amico sono, invece, soluzioni sane che possono aiutare a rilassarsi e a distrarsi costruttivamente.

Quando il cibo come conforto diventa una battaglia quotidiana

Per alcuni, infatti, gestire il consumo del cibo come conforto diventa una battaglia quotidiana, un circolo vizioso dal quale è difficile venir fuori da soli. Se sospettate di appartenere a questa categoria di persone, per affrontare il problema in modo adeguato è necessario rivolgersi a uno Psicoterapeuta professionista specializzato nel comportamento alimentare che vi guidi nella scoperta dei fattori che innescano pensieri e comportamenti disfunzionali e nella costruzione di nuove e più sane strategie di gestione dei problemi.

Dott.ssa Federica Majore
Psicologa del Comportamento Alimentare
Psicoterapeuta
3924131042
psicoalimentare@gmail.com

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